Apparecchio acustico, quanto tempo va indossato

apparecchio acustico

Attraverso l’uso quotidiano dei dispositivi uditivi, il centro uditivo del cervello reimpara a identificare e elaborare i diversi suoni.

Nell’articolo di oggi, Audio Medica Milano ci darà tutte le informazioni in merito all’uso quotidiano dell’apparecchio acustico.

Apparecchio acustico: cosa sono e a cosa servono

Con il termine apparecchi acustici, o protesi acustiche, si fa riferimento ai  piccoli dispositivi elettronici che permettono alle persone con ridotte capacità uditive di sentire meglio, anche in ambienti particolarmente rumorosi.

Questi dispositivi possono essere indossati dietro all’orecchio esterno del paziente, definiti apparecchi acustici retro-auricolari, oppure dentro all’orecchio esterno, chiamati apparecchi acustici endo-auricolari.

Quando indossare l’apparecchio acustico

Soprattutto nel periodo di adattamento iniziale è fondamentale portare i dispositivi acustici il più a lungo possibile.

Questo perché nella maggior parte delle persone ipoacusiche, la sordità si è sviluppata gradualmente nel corso degli anni. Anche il cervello, dove avviene il processo di comprensione, si è abituato a non sentire.

Proprio per questo motivo il cervello deve reimparare a identificare ed elaborare i suoni, e questo processo avviene meglio in un ambiente tranquillo e familiare piuttosto che in situazioni con molti rumori di fondo.

Soprattutto nel periodo di adattamento iniziale, quindi, è fondamentale portare gli apparecchi acustici il più a lungo possibile, meglio se dalla mattina fino alla sera. 

Questo perché più il cervello viene stimolato da suoni diversi, più si riabitua alla prestazione uditiva. Quindi, contrariamente a quanto viene spesso pensato, l’udito non viene allenato togliendo l’apparecchio acustico di tanto in tanto.

Solamente attraverso l’uso quotidiano dei dispositivi uditivi che il centro uditivo del cervello reimpara a identificare e elaborare i diversi suoni. Questo periodo di adattamento non ha una durata uguale per tutti e può protrarsi per qualche mese. Ciò dipende dal grado di perdita dell’udito e dopo quanto tempo si è deciso di intervenire.

Perché indossare gli apparecchi acustici il più possibile può aiutare

Inizialmente, infatti, alcuni suoni possono sembrare piuttosto forti e persino strani. Portando gli apparecchi acustici il più a lungo possibile il soggetto si abituerà più facilmente al nuovo modo di sentire, soprattutto nel periodo di adattamento iniziale.

Utilizzare i dispostivi, giorno dopo giorno, permetterà di sentire e capire meglio in maniera del tutto naturale.

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Disturbi dell’equilibrio, quali sono

disturbi dell'equilibrio

I disturbi dell’equilibrio sono patologie che provocano, in chi ne soffre, una sensazione di movimento e di giramento di testa anche da fermi.

Nell’articolo di oggi, AudioMedica Milano ci parlerà dei disturbi dell’equilibrio soffermandosi sulle diverse tipologie e i diversi disturbi.

Cosa sono i disturbi dell’equilibrio.

Con la terminologia disturbi dell’equilibrio si fa riferimento a quando nonostante si stia fermi, in piedi o seduti, si avverte una sensazione di movimento come se si stesse girando.

Alla base del fenomeno possono esserci problemi diversi, tra cui:

  • infezioni dell’orecchio interno o infiammazioni;
  • influenza o infezioni delle vie aeree superiori;
  • sindrome di Ménière;
  • un trauma cranico;
  • un esercizio fisico molto intenso;
  • un cambiamento della pressione atmosferica

A cosa sono dovuti

I problemi all’equilibrio di solito sono causati da disturbi delle parti dell’orecchio e del cervello coinvolte nell’equilibrio, ovvero:

  • orecchio interno;
  • Tronco cerebrale e cervelletto;
  • Tratti nervosi che collegano l’orecchio interno al tronco cerebrale e al cervelletto.

L’orecchio interno, infatti, contiene strutture come i canali semicircolari, il sacculo e l’utricolo, che consentono al corpo di rilevare posizione e movimento.

Le informazioni provenienti da queste strutture sono inviate al cervello attraverso il nervo vestibolo-cocleare e sono elaborate nel tronco cerebrale, che regola la postura, e inviate nel cervelletto, che coordina i movimenti, per fornire il senso dell’equilibrio.

Una patologia a carico di una qualsiasi di queste strutture può causare disturbi dell’equilibrio. I disturbi dell’orecchio interno talvolta causano anche una perdita dell’udito e/o fischio nelle orecchie.

Disturbi dell’equilibrio connessi all’udito

I più comuni disturbi all’orecchio includono:

  • vertigine posizionale parossistica benigna;
  • sindrome di Ménière;
  • neuronite vestibolare;
  • labirintite;
  • emicrania vestibolare.

Possono essere causati anche da:

  • Effetti dei farmaci;
  • Cause multifattoriali.

Alcuni farmaci sono direttamente tossici per i nervi delle orecchie e/o gli organi dell’equilibrio (farmaci otossici) causando capogiri e incapacità di mettere a fuoco un obiettivo visivo (oscillopsia).

Altri farmaci, invece, influiscono sul complesso cerebrale, come ad esempio i sedativi. Nelle persone anziane, i capogiri spesso sono riconducibili a diversi fattori, di solito una combinazione di effetti collaterali di un farmaco e una riduzione della funzione sensoriale legata all’età.

Se vuoi scoprire di più sulle cause dei disturbi dell’equilibrio contatta AudioMedica Milano

Sindrome di Alport, cos’è e quali sono i sintomi

sindrome di alport

Questa patologia rara ed ereditaria, tra le altre cose comporta un calo dell’udito.

La Sindrome di Alport provoca anche la perdita della funzione renale e anomalie oculari.

Nell’articolo di oggi, AudioMedica Milano ci parla di questa sindrome, soffermandosi su cause  e sintomi a essa legati.

Cos’è la Sindrome di Alport,

La sindrome di Alport, abbreviata conAS, è una malattia rara causata da un difetto della sintesi del collagene con prevalente interessamento del sistema renale, uditivo e visivo.

Il collagene è una proteina che costituisce la struttura fondamentale del tessuto connettivo. Rappresenta quindi un componente indispensabile della struttura delle membrane basali dei reni, degli occhi e delle orecchie.

Le cause della sindrome di Alport

La sindrome di Alport è prevalentemente legata al cromosoma X che ne rappresenta la forma più comune. È una patologia associata a mutazioni genetiche.

La malattia varia da persona a persona. Infatti, anche all’interno della stessa famiglia può interessare bambini e adulti. È imprevedibile sia per il momento in cui si manifesta sia per la progressione e il coinvolgimento dei diversi organi.

Sintomi e ipoacusia neurosensoriale

L’alterazione della sintesi di collagene provoca fibrosi progressiva a livello renale con conseguente insufficienza renale cronica negli stadi finali.

Per quanto riguarda l’apparato uditivo, questa patologia provoca sordità parziale. Per la precisione, induce un’ipoacusia neurosensoriale, che impedisce al paziente di avvertire i suoni alle alte frequenze.


Lo sviluppo delle problematiche uditive, da parte di chi soffre di sindrome di Alport, varia in relazione al gene oggetto di mutazione e al tipo di ereditarietà.

Per essere certi che si tratti della sindrome di Alport occorre verificare che vi sia:

  • Storia familiare di nefrite con inspiegata ematuria;
  • Ematuria persistente senza diagnosi di alcun’altra nefropatia ereditaria;
  • Ipoacusia neurosensoriale bilaterale nell’intervallo di frequenze da 2000 a 8000 Hz. La perdita di udito si sviluppa gradualmente, non è presente nella prima infanzia, ma spesso appare prima dei 30 anni;
  • Mutazione nel gene COL4An (dove n = 3, 4 o 5);
  • Evidenza immunoistochimica di completa o parziale carenza dell’epitopo di Alport (marker antigenico);
  • Estese anormalità dell’ultrastruttura della membrana basale glomerulare;
  • Lesioni oculari, come lenticono anteriore, cataratta e chiazze retiniche.
  • Progressione graduale all’insufficienza renale terminale di almeno due membri della famiglia.
  • Macrotrombocitopenia o inclusioni granulocitiche.
  • Diffusa leiomiomatosi dell’esofago o dei genitali femminili, o entrambi.

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Tuba beante, quali sono i sintomi e come curarla

tuba beante

Quando si parla di tuba beante si fa riferimento ad un’anomala e cronica alterazione del fisiologico meccanismo di apertura e chiusura della tromba di Eustachio

Nell’articolo di oggi AudioMedica Milano ci parlerà della tuba beante, mostrandoci i sintomi e come curarla.

La tuba di Eustachio

Prima di parlarvi della tuba beante, occorre avere presente la parte dell’orecchio che viene colpita.

La tuba uditiva, o tromba di Eustachio, è un condotto lungo 3-4 centimetri, che mette in comunicazione il timpano con il naso (rinofaringe) e quindi con l’esterno. Questo condotto permette di areare la cassa del timpano e mantenere la pressione dell’orecchio medio uguale alla pressione esterna.

Questa attività è possibile grazie alla stimolazione di cui è dotata la tuba che permettono i movimenti di apertura e chiusura tubarici durante la deglutizione, lo sbadiglio ecc.

Cos’è la tuba beante e quali sono le cause

La tuba beante è un’affezione che viene riconosciuta raramente e interessa prevalentemente le donne, colpendo un solo orecchio e si caratterizzata per sintomi come sensazione di orecchio chiusoautofonia e ipoacusia intermittente

Il disturbo conosciuto come tuba beante, quindi, è un’anomala e cronica alterazione del fisiologico meccanismo di apertura e chiusura della tromba di Eustachio con persistenza dell’apertura della tuba.

Questa condizione può essere causata da diverse situazioni patologiche, quasi sempre acquisite, determinate da:

  • Malattie del tessuto muscolare e del tessuto adiposo (come nel caso di dimagrimento eccessivo e rapido);
  • Azione di diuretici, con conseguente alterazione del tessuto interstiziale;
  • Azione radioterapica sulla mucosa tubarica;
  • Processi infiammatori cronici del naso, della gola e della tuba;
  • Predisposizione a sviluppare disfunzioni nervose e vascolari.

Come si cura

In presenza dei sintomi tipici della tuba beante, occorre sottoporsi ad una visita specialistica che, attraverso l’otomicroscopia, permetterà di evidenziare piccoli movimenti della membrana timpanica sincroni ai movimenti respiratori, con l’esame audiometrico tonale, invece, lo specialista potrà identificare piccoli deficit uditivi limitati alle basse frequenze.

Una volta stabilito che si tratti di tuba beante, lo specialista valuterà se optare per diversi tipi di approccio:

  • Medico, atto a eliminare la causa (otiti croniche, dimagrimenti ecc.)
  • Chirurgico, indirizzato a rimuovere i foci infiammatori (adenoidi, tonsille ecc.)
  • Riabilitativo, effettuato con opportuni esercizi di stimolazione del palato, della lingua e della tuba. 

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